Il rondone, Apus apus, fa parte anche dell’avifauna umbra da tempo. E’ stato identificato inizialmente da Linneo nel 1758. Intanto, qui ci si riferisce al rondone comune, perché vi sono delle specie dello stesso genere più rare. In volo, può essere confuso con la rondine o il balestruccio, ma in realtà si tratta di uccelli appartenenti proprio a generi diversi. Di fatto, ha un’apertura alare nettamente maggiore, ed anche un profilo in volo diverso.
Può essere simpatico introdurlo partendo dall’origine del nome, dovuta all’antica credenza che fossero proprio “senza zampe”. In effetti, hanno invece delle corte zampe dagli artigli possenti, conformate in modo appropriato per permettergli di aggrapparsi anche ai più piccoli appigli sulle pareti verticali. In ogni caso, possono trascorrere dei periodi estremamente lunghi senza posarsi e si suppone che siano proprio in grado di dormire in volo, probabilmente grazie ad un meccanismo di “sonno uniemisferico”, nel quale si addormenta un solo emisfero del cervello, osservato in vari cetacei ed in alcune altre specie di uccelli.
E’ un uccellino migratore, che arriva da noi a riprodursi, seguendo varie rotte, dalla lontana Africa del Sud, volando anche sopra il Sahara. A parte la sua incredibile capacità di compiere varie acrobazie aeree, è noto proprio per la notevole velocità alla quale può volare, oltre i 110 Km/ora in generale e fino a 220 Km/ora in picchiata. Forma delle coppie stabili, nelle quali tra l’altro maschio e femmina sono molto simili, che si ritrovano a distanza di anno in anno. Entrambi i genitori si occupano di covare e poi sfamare la nidiata.
E’ considerato, da qualche tempo, tra gli uccellini da proteggere, in particolare a causa delle sue abitudini di nidificazione. Ovvero, a parte che in cavità di albero, quali nidi abbandonati di picchi, spesso nidifica nei piccoli centri abitati, in dei buchi nei muri o, come i rondoni da me osservati e fotografati, sotto le tegole. Già qualche anno fa, in un articolo sul “Journal of Ornithology”, cercavano di quantificare quanto, questo ed altri uccellini comuni nei centri abitati, fossero messi in difficoltà dalle ristrutturazioni degli edifici volte a ridurre il consumo energetico.
Sarebbe bello, riuscendo a rifare un tetto in tegole fotovoltaiche (se ne trovano anche che stanno bene con il vecchio cotto), ricordarci di aggiungere dei “nidi” opportuni per non “sfrattarli”, come viene già fatto in altri paesi Europei, ed in particolare in Germania.
Referenze:
- Il rondone comune in Wikipedia italiana
- The common swift in Wikipedia inglese
- Il rondone comune tra gli uccelli da proteggere
- Il rondone comune ne “Il Grande Atlante degli Uccelli Europei”, di J. Felix, con illustrazioni di H. Isek, traduzione di C. Violani, Edizioni Accademia (1979).
- James Reynolds, S., Ibáñez-Álamo, J.D., Sumasgutner, P. et al. Urbanisation and nest building in birds: a review of threats and opportunities. J Ornithol 160, 841–860 (2019). https://doi.org/10.1007/s10336-019-01657-8
L’anno scorso, li ho notati in particolare volare nella vallata, sulla quale si affaccia il centro storico di Lugnano in Teverina. Quest’anno, sono intanto riuscita a catturare in primo piano un’ala. Poi un esemplare che mi sono accorta in seguito che si stava pulendo una piccola ferita ma che comunque ha ripreso subito il volo. Ancora, a parte qualche foto un po’ mossa, una coda che spuntava da sotto una tegola sotto goccioloni di pioggia. Infine, recentemente, un esemplare che stava portando da mangiare alla nidiata.
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